2 Parte – Primavera in Sicilia: colori e profumi del Mediterraneo
Da Realmonte ad Agrigento, Noto, Portopalo, Piazza Armerina: dal Mediterraneo allo Ionio e da qui il passaggio all’interno della Sicilia
Ci sembra utile proseguire con la descrizione del nostro viaggio ed estendere le nostre esperienze ad altri camperisti e turisti intenzionati a conoscere la Sicilia come abbiamo fatto noi. Si sappia comunque che per essere visitata a fondo e bene, come merita, quest’isola richiede più momenti e fasi e periodi di vita. Molte località famose le abbiamo rimandate ad un prossimo viaggio in quanto è impossibile vedere tutto in un sola volta.
9) tappa: Da Siculiana Marina ad Agrigento e a Licata (Km. 73)
Per le nostre escursioni in bici abbiamo trovato ideale piazzarci con i nostri camper a Siculiana Marina (Campeggio le Canne – prezzo 12 Euro al dì). Buona la pizzeria e il ristorante al suo interno ma la spiaggia e il mare in quel punto non sono da menzionare. Vogliamo piuttosto consigliarvi la gita alla favolosa Scala dei Turchi di Realmonte. E’ una scogliera di marna bianca (un mix bianchissimo di argilla e calcare) che discende a gradoni verso il mare. La vista, dall’alto, ha dell’incredibile; risalirla poi dalla spiaggia e camminarci sopra… è un tuffo al cuore dall’emozione. Questa parete, sullo sfondo di un mare color verde smeraldo chiarissimo, merita da sola il viaggio. Perderla è come tralasciare uno dei tesori più particolari della Sicilia. Poi, a seguire, la Riserva Naturale di Torre Salsa: un’area protetta che racchiude vari habitat, sia verso il mare, sia verso i suoi monti interni. Buone le aree (sono segnate sul Portolano), anche se un po’ isolate e lontane per i giri in bici che ci eravamo ripromessi.
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Di Agrigento, della Valle dei Templi e della vasta area archeologica che l’attornia non servono le presentazioni in un simile diario. Meglio una normale guida. Quindi diciamo subito che per sostare non ci sono problemi (nei parking dell’ingresso agli scavi è possibile anche dormire – Euro 12).
A Licata Marina invece ci siamo appoggiati all’area di sosta “La Sorgente” (prezzo 11 Euro), luogo pittoresco, sul mare; ospitali, simpatici, volenterosi i 2 gestori.
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10) tappa: Da Licata Marina a NOTO e Siracusa (Km. 170)
La strada in questa tappa, come detto già nella prima parte di questo diario, ci ha impegnati non poco. Un’impresa per noi e riteniamo per tutti i camperisti evitare le buche e i disagi che il percorso rappresenta. Nonostante l’attenzione, qualche brutto sobbalzo l’abbiamo preso. Siamo arrivati a NOTO stanchi e provati; in compenso abbiamo avuto il conforto di infilarci la sera in un’incantevole area sosta, immersa nel verde dei limoneti. Si chiama Noto Parking e si trova in Contrada Faldino che è all’ingresso di Noto provenendo da Siracusa. E’ gestito dal sig. Sipala Michele (cell. 328 8065260). Queste le coordinate forniteci dal gestore: 36° 53’ 00’’ N; 15° 05’ 06’’E. Molto meritevole sia come area, sia come luogo di relax e punto appoggio per la visita alla città o al mare (Noto Marina). I gestori gentilmente prestano gratuitamente un servizio navetta per il centro cittadino che a piedi non dista più di 10 minuti.
Noto Parking non è comunque l’unica area camper a Noto. In paese ne abbiamo viste segnalate altre. Noi ci siamo trovati benissimo in questa e ci piace segnalarla anche per i prodotti biologici in vendita per i clienti. Poi ognuno valuti di persona.
La città di Noto è riconosciuta patrimonio dell’UNESCO e definita “capitale del Barocco”. Noi siamo capitati giusto in tempo. Infatti non solo abbiamo potuto ammirare la città vestita a festa, ma anche assistere alla famosa cerimonia dell’ INFIORATA (ricordarsi che è nella 3° domenica di maggio). Fiori e petali sulle strade, nelle case, nelle chiese. Attorno una cornice suggestiva di monumenti, edifici e palazzi barocchi. Sontuoso stile e irripetibile pagina dell’arte.
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Da Noto inoltre suggeriamo di prendere il treno locale per andare a SIRACUSA (anch’essa patrimonio UNESCO). Noi in questo modo ci siamo liberati del pensiero del camper, del parcheggio in città e abbiamo gustato il piacere del relax senza l’obbligo del camper per un giorno e così ci siamo potuti ammirare il panorama della costa ionica di quel tratto di mare dal finestrino del treno. Abbiamo dedicato a Siracusa un’intera giornata (ma riteniamo che ne occorrerebbero due).
E’ una città molto bella per lo stile architettonico e per il carattere storico e popolare che evidenzia. A noi inoltre è sembrata una città ordinata e pulita e bene servita. Merita, suggeriscono le guide, di essere guardata “con il naso all’insù” per la bellezza dei suoi palazzi medievali e ancor più per i particolari del Barocco che anche qui ovunque risalta. Da non perdere: la visita al quartiere dell’ Ortigia, poi la Piazza Duomo con i suoi palazzi intorno; L’Area Archeologica con il teatro greco (in parte rimodernato), l’Anfiteatro Romano e l’Orecchio di Dionisio. Segnaliamo ancora l’escursione alle foci del fiume Ciane (in barca). Ci si inoltra in un tratto ricco di vegetazione e dove, soprattutto, primeggia il papiro a ciuffi.
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11) tappa: Da Noto a Pachino, a Marzamemi, a Portopalo di Capo Passero (Km. 46)
Questa zona dell’estremo punto sud orientale l’abbiamo visitata per più giorni in bicicletta. Le spiagge di Roselli, San Lorenzo sono luoghi naturalistici con spiagge dorate tra case di villeggiatura. La Riserva di Vendicari è un parco caratterizzato da ampi laghi salmastri (chiamati pantani); ettari di costa e di spiagge protetti a tutela dell’avifauna. Qui occorre il binoccolo in quanto gli uccelli particolari e rari (fenicotteri in primis) ci sono, eccome, ma amano posizionarsi in punti tranquilli e distanti dal sentiero. Come centri abitati Marzamemi e Capo Passero, Portopalo meritano in particolar modo: sono centri a testimonianza del passato e del presente. Il primo è racchiuso attorno a un graziosissimo borgo peschereccio poiché qui, una volta, era fremente la vita dei pescatori (stupenda la conservazione e la tutela del suo centro storico, con la piazzetta dedicata alla Regina Margherita) che si realizzava attorno a quella tonnara che era la seconda più grande di tutta la Sicilia. Marzamemi deriva dall’arabo (Marsa al-hamen che significa baia delle tortore) e viveva appunto della tonnara. Qui spinti dal vento e dalle correnti, arrivavano i grandi tonni argentei. Tonni di dimensioni enormi. Li ricordano anche di pesi superiori alla mezza tonnellata. Un’epopea quella delle mattanze in queste acque, fatte di forza di braccia, di sudori e sangue. E di leggende. Invece di Portopalo possiamo dire che ancora oggi vive del suo porticciolo e dell’attività dei pescatori. Il pesce non è più quello di una volta, è modesto il pescato, ma ci si accontenta. Ogni giorno la sua vita si anima al sopraggiungere dei pescherecci e i compratori affollano le banchine. Scene di vita modeste rispetto al passato ma che si ripetono e che rinsaldano la tradizione: si urlano i prezzi, si richiamano commercianti, affaristi, piazzisti e turisti. A Portopalo è possibile vedere la fusione tra i due mari (Jonio e Mediterraneo appunto): una linea bianca nel mare, a circa 800 metri dal porto, consente perfettamente di vedere le due correnti marine che si incontrano. A Pachino (bella la piazza centrale, la chiesa e la disposizione delle strade intorno) viene indicata dal Portolano un’area sosta. Noi invece ci siamo piazzati con i camper in una proprietà privata di campagna in quanto i campeggi della zona erano ancora chiusi. Unica nota dolente: a Pachino credevamo di trovare distese di campi coltivati al sole; speravamo di vedere così i pregiati pomodorini, o i meloni, oppure le angurie del luogo. Invece al loro posto … solo distese enormi di plastica per le serre. I contadini hanno mutato le loro abitudini di coltivazione della terra. Oggi non lavorano più come una volta, sotto al sole. Preferiscono le serre a discapito della qualità. Così si anticipano i tempi, si lavora di meno e soprattutto nella stagione primaverile soltanto a danno dei prodotti. Risultato: (in negativo) prodotti senza colore, sapore e genuinità. Una delusione. Rimangono solo le coltivazioni delle vigne che procedono secondo tradizione.
Ovunque teli bianchi e plastica ovunque. Una delusione constatare quanto sia cambiata l’agricoltura da queste parti: la maturazione dei prodotti agricoli al sole è un vago ricordo. Tutto viene soppiantato dalle coltivazioni in siti artificiali, carichi di trattamenti chimici e con il risultato di prodotti meno maturi, inodori e insapori. Rimane solo la coltivazione dei vigneti e dei carciofi. Un’ultima annotazione prima di cedere il passo alla prossima tappa: consigliamo la visita alla Villa del Tellaro (è una villa romana del 400). Emergono importanti resti musivi. Riaperta al pubblico da poco tempo, questa residenza privata offre l’opportunità di vedere splendidi mosaici. Hanno ricami decorativi pregevoli e una cromaticità ritenuti ancora più intensi rispetto alla stessa Villa Imperiale del Casale di Piazza Armerina.
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12) tappa: Da Pachino a Piazza Armerina e alla Villa Imperiale del Casale (Km 178)
Occorre andarci appositamente a Piazza Armerina ben sapendo che avremmo poi rifatto a ritroso un bel tratto di strada. Grazie all’autostrada è stato tutto facilmente possibile e in giornata siamo poi ritornati sulla costa ionica per riprendere il nostro tour lungo la costa orientale e dirigerci a nord di Catania. Piazza Armerina è situata su un’altura di 700 m ed è attorniata da prati e boschi. Per raggiungerla, dall’autostrada E932, è preferibile uscire a Mulinello e da qui proseguire lungo in direzione di Piazza Armerina. In un raggio limitato si trovano diverse riserve naturali. Nei pressi uno dei più importanti patrimoni dell’UNESCO: la Villa Imperiale del Casale, un’imponente costruzione romana che dispone di una completa pavimentazione in mosaico di altissimo pregio, eseguita da mastri – artigiani africani. Dal 1997 è patrimonio mondiale. Stupendi i mosaici, ma scadente struttura che la riveste e la protegge. Il tutto ci è apparso molto mal tenuto, con fatiscienti coperture, materiale arrugginito tutt’intorno, e un precario quanto sempliciotto percorso retto da impalcature che ricordano più un cantiere edile che non un impianto a tutela di quell’ enorme valore artistico culturale che la Villa, di per sé, rappresenta. Validi e ampi i parcheggi, nei quali è possibile sostare e dormire (pagamento non dovuto ma richiesto dagli abusivi mediante un’ offerta).
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Fine della Seconda Parte. La terza e ultima parte sarà pubblicata sul sito il giorno 01 dicembre 2009. Non perdetela!!
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