8 marzo: Le donne e i viaggi nella storia. 1 Parte

(di Fabio Martorano)

“Qualsiasi cosa facciano le donne, devono essere almeno 2 volte più brave di un uomo per essere considerate brave quanto lui. Per fortuna questo non è difficile” (Charlotte Whritton)

Friedrich Wasmann (1805 - 1886): Ritatto femminile

I viAll’insegna dell’obbedienza e della prevaricazione maschile

Già partendo dal Medioevo si può documentare quanto la donna fosse considerata inferiore all’uomo. Per questo  veniva confinata in casa e relegata ai lavori più umili. Impossibilitata a scegliere secondo la propria volontà, la sua vita fu dettata da un continuo stato di obbedienza, di sottomissione e di emarginazione. Per uscire di casa doveva avere il consenso dell’uomo: del padre prima, dei fratelli maggiori poi e infine quello del marito. L’immagine della donna viaggiatrice si è racchiusa per secoli in un sogno. A lei venivano consentiti infatti solo piccoli e brevi spostamenti che andavano da un luogo chiuso a un altro: dalla casa alla chiesa, oppure alla fontana, al negozio, al mercato. E per strada doveva tenere un contegno serio e riservato. Occhi bassi, passo veloce e il percorso doveva essere più diretto possibile.

Una vita di stenti fin dalla nascita e sempre … a mezza paga

E.Lienz: Donne al lavoro

E.Lienz: Donne al lavoro

Da piccola aiutava in casa: se di famiglia ricca imparava a tessere e a filare, a tagliare e a cucire vestiti, a cucinare. Se povera doveva lavorare duramente in casa e nei campi. Si sposava molto presto, tra i 15 e i 18 anni. In genere non era lei che sceglieva lo sposo e spesso le veniva imposto pure un uomo molto più anziano di lei (tra i 27 e i 45 anni). Nei primi 20 anni di matrimonio partoriva da 8 a 15 figli.  Quasi sempre li allattava. Tra un parto e l’altro passavano circa 21 mesi. Molte morivano di parto. La condizione della donna, già dura di per sé, peggiorava se rimaneva poi vedova. Allora era costretta a cercarsi un lavoro. Il suo salario, di regola, valeva la metà di quello di un uomo, nonostante le ore di lavoro fossero maggiori. A volte lavorava fino a tarda sera o per tutta la notte. E quando rientrava a casa, doveva evitare l’attenzione e gli sguardi indiscreti della gente, per non venire circondata da sospetti e critiche e non essere giudicata immorale.

Donne in viaggio attraverso le Alpi

Nel 1700 i primi viaggi di donne (1)

sedeva in sella al cavallo. Era giudicata una posizione inadeguata, altezzosa, provocante. Sconveniente anche il viaggio a piedi, ritenuto poco adatto alla sua figura fisica e poco resitente al cammino. Meglio il viaggio in carrozza o sul carro, possibilmente nascosta dalla vista di malintenzionati. Rarissimamente la donna viaggiò per diletto o per interesse proprio. Almeno non prima del 1700 in Inghilterra, o del 1800 in Germania. In Italia, molto più tardi ancora. Per intenderci: solo a seguito dell’ultimo dopoguerra.

Poche le figure femminili indipendenti dal’uomo

Cosa nella valigia?

nella foto) e trasportabile a dorso di mulo. Per alcune donne ci fu solo un viaggio in tutta la loro vita. Per la maggior parte però il viaggio rimase un sogno.

Donne coraggiose, donne schiave, donne forti, donne fragili. Tante storie di vita, tanti volti, tanti destini diversi. In ognuna rimase forse segreta l’aspirazione di intraprendenza, libertà e desiderio di conoscere e scoprire un mondo fatto più a misura di donna.

[1] Foto e personaggi citati vedi:

– “Storia del Tirolo” di J. Noessing e H. Noflatscher Ed. Athesia 1986.

-“Attraverso le Alpi” – Museo Provinciale di Castel Tirolo – Ripartizione alla Cultura. Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige.